Navigare in acque tempestose

07 set 2020

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

Un articolo sulla negoziazione in casi ad alta conflittualità[1]

La Pratica Collaborativa può trasformare le relazioni

Quando si descrive la Pratica Collaborativa in campo familiare solitamente si mettono in evidenza gli elementi di distensione che la caratterizzano:

  • il clima di reciproca fiducia che il team di professionisti costruisce;
  • l’approccio non avversariale al conflitto;
  • la ricerca di soluzioni che soddisfino tutte le parti;
  • l’aiuto concreto che la pratica offre per la gestione di una fase di trasformazione che consenta alle famiglie di costruire un futuro soddisfacente per tutti.

 

Le immagini che accompagnano questa descrizione sono quelle di tavoli di lavoro a cui siedono individui sorridenti; di figli accolti in armonia da nuclei familiari allargati; di ponti che uniscono due sponde; di orizzonti sereni.

 

Noi professionisti collaborativi lavoriamo costantemente affinché questo succeda e crediamo profondamente nella potenzialità di trasformare le relazioni che la Pratica Collaborativa racchiude in sé.

 

Noi sperimentiamo la capacità trasformativa nei nostri casi, ogni volta che l’esempio stesso di lavoro costruttivo e non avversariale del team “contagia” la coppia e riesce a fornirle nuovi strumenti per gestire la relazione in modo funzionale, ancorché finalizzato alla separazione.

 

E se il conflitto è molto acceso?

 

Saremmo però privi del senso di realtà e rischieremmo di creare illusioni, se non evidenziassimo con altrettanta chiarezza che in molti casi le parti non riescono a trasformare la loro relazione come la Pratica Collaborativa propone o non riescono a far evolvere il loro rapporto nel modo rasserenante e risolutivo che le immagini suggeriscono.

 

Quando si è molto investito in una relazione è spesso molto difficile veder crollare un progetto di vita senza manifestare reazioni accese. Ed è questa la ragione per la quale i conflitti familiari si distinguono per essere caratterizzati di frequente da altissimi tassi di emotività, in cui la parte passionale prevale, talvolta in modo difficilmente gestibile, su quella razionale.

           

Molti soggetti coinvolti in una crisi familiare vedono solo il buio davanti a sé e sono agitati da preoccupazioni e da impulsi tutt’altro che costruttivi. È frequente riscontrare mancanza di fiducia, rabbia, bisogno di vendetta, frustrazione, incapacità di accettare il cambiamento.

 

I professionisti collaborativi sanno come gestirlo

 

In questi casi particolarmente complessi e tutt’altro che rari la competenza dei professionisti collaborativi, profondi conoscitori delle dinamiche del conflitto e delle sue trappole, e la forza del team, coeso nel lavorare per aiutare le parti a raggiungere soluzioni accettabili per tutti, rappresentano la vera differenza. Lo studio approfondito della negoziazione basata sugli interessi e delle metodiche non avversariali permette ai professionisti collaborativi di gestire conflitti anche molto accesi senza dover per forza fare ricorso al Tribunale.

 

Quando il gioco si fa difficile il professionista collaborativo non getta la spugna, anzi, si arrotola le maniche, fa un bel respiro e si mette al lavoro con più impegno di prima.

 

Quando la conflittualità è alta, anche persone normalmente dotate di buon controllo tenderanno a manifestare aggressività, sfiducia, persino reticenza e opacità, e tutta la gamma di comportamenti che compaiono quando c’è forte contrasto. E lo faranno non perché siano soggetti inidonei a sedere al tavolo collaborativo, ma perché la presenza del conflitto fa emergere il loro lato più difensivo e meno capace di discernimento.

 

Sarà dunque certamente possibile ed è anzi frequente che la negoziazione presenti momenti di impasse nei quali le parti, se non adeguatamente preparate e preavvertite, potrebbero perdere fiducia nella procedura e pensare di aver intrapreso un percorso non adatto per la soluzione dei loro problemi.

 

Le parti devono sapere che ci saranno difficoltà

 

Chi si affida alla Pratica Collaborativa per risolvere un conflitto complesso deve sapere fin dal primo momento che probabilmente dovrà affrontare momenti difficili e che le difficoltà potranno anche sembrare insuperabili.

 

Altrettanto le parti devono sapere fin dall’inizio che i professionisti collaborativi sono formati e preparati per affrontare queste difficoltà ed hanno la competenza per lavorare confrontandosi con le emozioni e tenendone conto, pur controllando la procedura e mantenendo la barra rivolta verso la costruzione del progetto di vita separata, che la coppia si pone come obiettivo.

 

Si tratta di un lavoro delicato e paziente di incoraggiamento e di ascolto continuo, perché solo capendo a fondo lo stato d’animo delle persone si possono comprendere i loro reali bisogni ed aiutarle a progredire sulla strada del raggiungimento dell’accordo.

 

In questi casi l’avvocato aiuterà le parti a valutare frequentemente e con lucidità quale sia la loro BATNA (la miglior alternativa all’accordo negoziale), per consentire loro di compiere scelte consapevoli anche quando la loro emotività le porterebbe a perdere di vista i loro reali interessi.

 

E lo farà sforzandosi di distaccare lo sguardo anche rispetto se stesso, per non influenzare con le proprie convinzioni la libera scelta della parte assistita.

 

Il percorso protetto che i professionisti costruiscono con la Pratica Collaborativa non esclude la sofferenza, il conflitto acceso, l’insoddisfazione. E non esclude che le parti raggiungano l’accordo, ma non riescano a curare il loro modo di interagire.

 

Tuttavia, l’affrontare un conflitto difficile con la Pratica Collaborativa:

  • consente di non inasprire la frattura nella relazione;
  • aiuta ad avviare percorsi di comprensione reciproca;
  • permette di trovare soluzioni senza che queste vengano imposte dall’alto alla fine di un percorso giudiziale divisivo e doloroso.

 

Durante tutto il corso della pratica i professionisti collaborativi, con l’esempio dell’ascolto e del lavoro di squadra, con il richiamo continuo dei principi di trasparenza e buona fede, seguiteranno a distribuire i “semi del dialogo” e li lasceranno come patrimonio alla coppia, che potrà magari riuscire a farli germogliare più avanti, quando la fase acuta del conflitto sarà stata risolta.

 

Come attraversare un fiume in piena e arrivare tutti all’altra sponda

 

Più che come la costruzione di un ponte tra due sponde vorrei descrivere la Pratica Collaborativa nei casi ad alta conflittualità come l’attraversamento di un fiume turbinoso di cui sia difficile vedere l’altra sponda.

 

I professionisti collaborativi fanno continuamente la spola fra una sponda e l’altra, traghettando coppie, e controllando la barca nelle correnti con la loro competenza ed esperienza.

 

Ci saranno traversate più agevoli ed altre in cui sembrerà di non arrivare mai, perché nessun viaggio è uguale.

 

Ma se le parti avranno ben compreso che le difficoltà sono una parte prevista del percorso che hanno scelto, si faranno guidare con fiducia dai professionisti e potranno sperimentare la soddisfazione di raggiungere metaforicamente l’altra sponda, avendo lavorato per costruire anziché per distruggere.

 

 

© Daniela Stalla